530 km percorsi e 30.000 metri di dislivello +/- questi sono i numeri “da paura” che riassumono l’attività sportiva svolta da Marco nel periodo marzo/giugno di questa’anno. Ma chi meglio di lui ci può raccontare l’impresa e trasmetterci, almeno un pò, delle sue emozioni.
Per me è stata una grande scommessa. Tre gare lunghe in calendario, molto, troppo vicine fra loro. A maggio il vento e il freddo hanno compromesso la prima. Solo 15 giorni fa l’anello zoldano mi aveva piegato… però senza spezzarmi.
Ma questo è il tour mondiale dell’ultratrail, un occasione da non perdere anche solo per l’aria che si respira a Cortina: tutto profuma di Trail.
Questa volta parto senza tabella di marcia, do poco peso al cronometro e mi concentro sulle sensazioni. Lo start è in grande stile e la prima parte di gara scorre abbastanza rapidamente. Trotterellare di notte ha sempre il suo fascino anche se non sono abituato ad eventi così “affolati” riesco a godermi anche qualche tratto in solitudine. Sono a mio agio nei sentieri fangosi dove guadagno un po’ di zavorra immergendomi fino alle ginocchia nella melma doloMitica. Scatto qualche foto per poter regalare un briciolo delle mie emozioni a chi vorrà guardarle. Ogni tanto si intravede la luna fra le cime e l’eco di torrenti e delle cascate è un sottofondo magico interrotto solo da rumore dei passi e dei bastoncini che mi aiutano a salire la rampa che porta al rifugio Auronzo.
L’altitudine non mi aiuta: vivere ed allenarsi costantemente a livello “0” è un bello svantaggio …rallento… le tre cime decidono di togliere il cappuccio di nuvole proprio poco prima di scomparirmi alla spalle e mi aiutano ad affrontare i lunghi chilometri utili a raggiungere la base vita dove rischio di non trovare nemmeno posto a sedere. Il caldo mi ha costretto a calare il ritmo ma non demordo.
Mi cambio dalla testa ai piedi, mi nutro -non mangio-. Riparto per quelle due epiche salite: la prima fino a malga ra Stua, la seconda lungo valle Travenanzes. Cascate e torrenti sono imponenti, si fanno sentire e si fanno assaggiare. Ogni occasione è buona per succhiare linfa delle montagne, ri-riempio spesso la borraccia ma fa caldo, sono senza fiato e devo bagnarmi la testa. Non esito un secondo ad attaversare i torrenti tuffando piedi, polpacci e ginocchia nell’acqua gelida… ma non basta: me ne accorgo perchè in molti mi sfilano accanto, lasciandomi alle loro spalle. Non è un problema, la fatica è parte del gioco. Trovo faccie conosciute lungo il percorso e ciò mi aiuta, mi distrae e ricarica un po’ le energie. Finalmente arrivo al rifugio Col Gallina. Sono davvero provato, ma decido comunque di non fermarmi a lungo. Ho capito che sto facendo i conti con la quota e l’altimetria rileva che non ho ancora saldato del tutto il debito. Lo strappo fino all’Averau mi impegna molto, lo affronto con il giusto rispetto. E’ dura. Per davvero dura. Penso ai kilometri fatti, a quel tratto di altavia n.1 percorsa di notte, in senso inverso, quasi un’anno prima. Vado avanti e comincio solo ora a guardare lo scorrere del tempo in maniera diversa: mi dico che forse, se mi impegno, posso strappare un risultato decente. L’ultimo tratto è quasi tutto in discesa e soprattutto ci si abbassa. Accendo il nos, è un tappo che salta, una sciabolata la collo di una bottiglia di bellavista… no, no è il rumore dei miei piedi nei sassi, fra le radici, fra il fango che affronto con quel pizzico di utile incoscienza. La pioggia è piacevole. Inciampo in una radice e cado al 113, ho una botta sul braccio ma mi rialzo e corro. Svernicio un sacco di conorrenti del Cortina trail, è sempre un po’ esaltante (della serie: ti piace vincere facile?…) . Riprendo anche molti pettorali rossi fuoco come il mio. Raggiungo anche l’amico Nazareno incontrato qualche ora prima in discesa ma l’inerzia mi spinge giù fino a tre kilometri dall’arrivo dove quasi mi fermo per assicurarmi, con una telefonata, che i nanetti mi vedano tagliare il traguardo con la loro mamma. Mi riprende Naza con cui faccio gli ultimi kilometri su asfalto, questa volta è lui che mi aspetta perchè vorrei evitare di farmi vedere totalmente sconvolto sotto il traguardo. Ci siamo, sono in corso Italia. Mi catapultano Eva in braccio che però non è tanto convinta di voler stare con un papà puzzone. Insieme a Naz concludo quest’avventura con un sub20h che mi regala un bel po’ di soddisfazione soprattutto per il densissimo periodo marzo giugno.
Treviso Martathon, Unesco City Marathon, Traversata dei colli Euganei, Trail del Patriarca, Ecomaratona del collio, UltraTrail di Vipava Valley, Dolomiti Extreme Trail 103, Lavaredo UltraTrail
Tutto vero, tutto reale. Solo chi prova può immaginare i dettagli. Brividi Marco. E grazie per le emozioni che regali anche a chi ci è passato segno che oltre che alle scarpette si usare anche la penna.
Tutto vero, tutto reale. Solo chi prova può immaginare i dettagli. Brividi Marco. E grazie per le emozioni che regali anche a chi ci è passato segno che oltre che alle scarpette ssi usare anche la penna.